La posizione strategica dello Stretto di Messina, ponte naturale tra il Mediterraneo orientale e quello occidentale, è attestata dal popolamento precoce delle sue sponde, che si deve collegare al suo ruolo di canale marino obbligato per il reperimento delle materie prime necessarie alle civiltà del Medioriente che svilupparono per prime l’agricoltura e l’allevamento, e poi la metallurgia. Il più dinamico luogo di interazione tra società diverse è stato definito lo Stretto e per questo è diventato un luogo “mitologico” e ha mantenuto, insieme alla città-porto che ne consente la transitabilità e l’approdo sicuro, un importante ruolo strategico dalla Preistoria all’età moderna.
L’area messinese conserva consistenti tracce di insediamento umano stabile a partire dall’età neolitica, tra 7000 e 6000 anni fa, con resti di abitato e di sepolture in semplici tombe scavate nel terreno documentati nelle profonde stratigrafie rinvenute sotto il Palazzo della Cultura. Questo importante scavo archeologico ha permesso di ricostruire una successione di fasi di occupazione del sito posto sulle sponde del torrente Boccetta dal Neolitico fino alla necropoli dell’età del Bronzo, con inumati dentro grandi vasi.
Nell’età del Rame o Eneolitico, tra 6000 e 4000 anni fa gli insediamenti sembrano acquisire consistenza ed importanza. A quest’epoca appartengono, oltre all’insediamento emerso nel sito di Boccetta, anche un sito collinare individuato più in alto, nella zona di Camaro, dove sono stati ritrovati i due idoletti conformati “a violìno” esposti nella sezione archeologica del Museo. Gli idoletti, realizzati in pietra locale, hanno una forma steatopigica che richiama la forma sinuosa del corpo femminile e, quindi, rimanda ad un’idea di fertilità legata alla religiosità della antica “madre terra” o “dea madre” mediterranea. Queste statuette sono state deposte accanto ad una fossa terragna con resti ossei di un giovane, e in mezzo a due grandi focolari e due fossette votive ricolme di frammenti di vasi, utilizzati nella preparazione e consumazione del pasto rituale della comunità, e poi sacrificati, cioè “resi sacri” alle divinità mediante l’interramento, per propiziare la continuità del gruppo umano attraverso la procreazione e lo sfruttamento delle risorse naturali. La somiglianza degli idoletti realizzati nel messinese con quelli in marmo ritrovati nei siti preistorici di ambiente egeo-anatolico prova che i contatti con le sviluppate civiltà orientali non erano semplicemente commerciali ma che si trattava di un’interazione culturale a tutto campo.
All’Eneolitico possono attribuirsi anche i vasetti che vennero recuperati nel 1886 in un altro sito di Camaro, durante i lavori per la ferrovia Messina-Cerda ed ora esposti in questa sezione e, più recentemente i vasi provenienti da un piccolo insediamento costiero posto tra l’attuale linea di costa e il lago di Ganzirri.