Descrizione e approfondimenti
I Santi Cosma e Damiano è un dipinto su tela di Giovan Battista Quagliata, databile nel quinto decennio del XVII secolo, proveniente dalla distrutta chiesa messinese dei Santi Cosma e Damiano, della confraternita dei medici e dei farmacisti.
Vi sono raffigurati i due santi medici nell’esercizio della loro professione; in particolare, uno dei due santi spalma un unguento sulla ferita di un paziente con i caratteri somatici di un turco, mentre l’altro santo sembra trattenere uno degli astanti mostrandogli un piccolo crocifisso posto sul tavolo, chiara allusione all’attività di conversione al Cristianesimo svolta dai due santi.
Nati nel III secolo dopo Cristo ad Egea, in Cilicia, Cosma e Damiano erano detti “anargiri”, vale a dire “senza denaro”, dal momento che non accettavano alcun compenso per le loro prestazioni mediche.
Furono martirizzati per la loro fede cristiana durante le persecuzioni di Diocleziano per ordine del governatore Lisia e i loro corpi vennero sepolti in Siria, forse a Ciro.
Il dipinto dei Santi Cosma e Damiano, firmato ma non datato, si deve collocare poco dopo il rientro a Messina di Giovan Battista Quagliata, quindi in un momento vicino alla Messa di San Gregorio, la sua prima opera messinese firmata e datata, del 1639, dove, già nella scenografia, nello scorcio singolare e drammatico sull’apparizione del Crocefisso che zampilla sangue dalle ferite, e nello sfondamento oltre la finestra con la visione mistica delle Anime Purganti, il pittore dà un primo saggio sul suo nuovo modo di concepire lo spazio.
Nel nostro dipinto la scena è ambientata in un edificio con membrature degne di una chiesa monumentale. Anche qui, dietro la testa del Santo medico che sta tastando il polso ad un paziente, lo spazio si apre, ma stavolta su una veduta cittadina. Questa è preceduta da una volta a botte scandita da lunette e vele in rapida successione (foto). La capacità del Quagliata nel raffigurare finte architetture monumentali raggiunge il culmine negli affreschi dell’abside del Duomo di Messina.
Il punto di vista dal basso aumenta la sensazione di monumentalita, anche nelle figure, riprese in pose audaci e scorciate che fanno risaltare le teste realistiche, tracciate sotto l’influsso dei caravaggeschi francesi, come Simone Vouet o dei rappresentanti del barocco italiano come Giovanni Lanfranco.
Nell’altra foto di dettaglio, in primo piano, i variopinti vasi da farmacia con fiori e motivi vegetali sono ispirati ai cinquecenteschi vasi di Mastro Domenico da Venezia, un tempo nel Grande Ospedale e oggi nella collezione museale. Accanto, un ulteriore dettaglio dal vero dell’ambiente medico del tempo: la pipa con cannello in vetro, che si usava per far inalare o fumare ai pazienti le erbe medicinali.