Descrizione e approfondimenti
La Resurrezione di Lazzaro è un dipinto su tela di Michelangelo Merisi da Caravaggio, alto cm 380 e largo cm 275. Proviene dalla chiesa messinese dei Santi Pietro e Paolo dei Pisani dei Padri Crociferi, distrutta nel 1908, e arriva al Museo Civico, poi Nazionale, nel 1879.
Il nostro dipinto è stato commissionato da Giovan Battista de’ Lazzari, un mercante di origini genovesi, ed è stato consegnato il 10 giugno del 1609. Il tema è ispirato al Vangelo di Giovanni, che narra di un miracolo awenuto nella città di Betania: Gesù resuscita l’amico Lazzaro, morto da quattro giorni, alla presenza delle sorelle di Lazzaro, Marta e Maria, degli apostoli e di altre persone accorse ad assistere.
Il punto focale della raffigurazione è Lazzaro, che comincia a risvegliarsi alla vita spalancando le braccia. Le sorelle sono chine su di lui e una, nel contatto col suo viso, sembra infondergli il respiro attraverso la bocca semiaperta e il naso. Singolare è la scelta di tenere in ombra la figura di Cristo, che suscita la vita in Lazzaro con l’indice destro. La luce è protagonista: verso la luce, che arriva da
sinistra, guardano infatti alcuni personaggi, tra i quali un possibile autoritratto del pittore, riconoscibile nell’uomo di profilo con le mani giunte in preghiera.
Lo storiografo Susinno racconta che il dipinto fu pagato mille scudi e che Caravaggio, per renderlo più realistico, fece disseppellire un cadavere, obbligando i modelli a reggerlo con la minaccia di un pugnale.
E molto probabile che il soggetto della Resurrezione di Lazzaro si debba ad un’idea dello stesso Caravaggio, in onore al cognome del committente Giovan Battista de’ Lazzari.
Potrebbe esserci anche un’allusione ai Padri Crociferi, cui era destinato il dipinto, che assistevano i malati e i moribondi e portavano una croce cucita sulla veste, possibile spunto per la posizione di Lazzaro con le braccia aperte. Recentemente è stata inoltre formulata l’ipotesi che il pittore in questo tema si sia ispirato alle presunte guarigioni miracolose documentate a Messina a cavallo tra il 1608 e il 1609, ratificate dall’autorità papale, in seguito al rinvenimento delle presunte ossa dei martiri San Placido e Compagni nel corso dei lavori di ristrutturazione della chiesa di S. Giovanni Battista dei Cavalieri di Malta (in un’area riconosciuta successivamente come pertinente ad una necropoli romana). In questo caso, il particolare delle ossa in primo piano, indicate dalla mano sinistra di Cristo, sarebbe molto più che un dettaglio naturalistico: alluderebbe alle ossa “miracolose” raccolte dalla popolazione messinese nei primi mesi del soggiorno del Caravaggio presso la chiesa di San Giovanni di Malta, molto probabilmente frequentata o visitata dal pittore.