Rinascimento
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Presentazione al tempio

Datazione1519
Tipo di oggettoTela
Materia e Tecnica
Dimensioni
CollocazioneSala Rinascimento - Museo regionale Messina (Accascina)

Descrizione e approfondimenti

La Presentazione al tempio di Girolamo Alibrandi è forse l’esempio più evidente delle ferite che il terremoto del 1908 ha inferto al patrimonio della città di Messina e si può considerare l’emblema di una spaventosa tragedia e di un paziente recupero.

Al momento del sisma, la tavola si trovava sull’altare maggiore della chiesa di San Nicolò e si ridusse in più di 200 frammenti. I pezzi furono dunque raccolti e ricomposti nel 1922 dal restauratore Riccardo Bacci Venuti, che integrò graficamente le parti mancanti, basandosi sulle fotografie precedenti alla distruzione. Tra il 1983 e il 1984, in occasione di un successivo restauro si inserirono altri quattro frammenti nel frattempo recuperati nei depositi del museo, rimuovendo le integrazioni.

L’opera rappresenta il momento in cui Gesù Bambino venne portato al tempio di Gerusalemme e riconosciuto dal sacerdote Simeone come luce della rivelazione. Secondo la tradizione giudaica, nell’occasione in cui il primogenito veniva consacrato, si svolgeva anche il rito di purificazione della madre, attraverso il sacrificio di due colombe, qui rappresentate accanto alla Madonna.

Firmata e datata 1519, la Presentazione al tempio è una preziosa testimonianza delle qualità compositive dell’artista nel gestire un’impresa dalle dimensioni grandiose: l’imponente architettura dello sfondo manifesta un chiaro omaggio al classicismo della Scuola di Atene di Raffaello, mentre la folla brulicante di personaggi dai gesti concitati, le pose instabili e i colori acidi evidenziano l’ineluttabile crisi dei valori formali di equilibrio e armonia espressi dal Rinascimento.

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Considerata il suo capolavoro, la tavola si caratterizza per la notevole complessità iconografica: al centro della scena il sommo sacerdote Simeone riceve Gesù dalle mani nude di Maria e lo accoglie con le mani coperte dal pallium, riconoscendo in lui il Messia. Accanto alla Vergine, un giovane (forse Giuseppe) tiene in mano le colombe, simbolo di purificazione, e l’anziana profetessa Anna indica Gesù con un gesto plateale delle mani. Dietro la Madonna si collocano, invece, il vecchio sacerdote Zaccaria, la cugina Elisabetta e il piccolo Giovanni Battista. Il lato destro (per chi guarda) è occupato da quattro musici intenti a leggere il libro con il Cantico di Simeone, mentre sul margine estremo si scorge il ritratto (ormai illeggibile) dello stesso artista che indossa un elegante copricapo rosso. Alle loro spalle si impone la solenne architettura del tempio di Gerusalemme che simboleggia il passaggio dal vecchio al nuovo Testamento e presenta, ai lati degli archi, i rilievi scolpiti con le figure di Mosè e Davide, i due profeti che prefigurarono l’avvento di Cristo.

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