Medioevo
Share

Mosaico della Ciambretta

Autore Ignoto
Datazionesecolo XIII
Tipo di oggettomosaico
Materia e Tecnica
Dimensioni
CollocazioneSala Medioevo - Museo regionale Messina (Accascina)

Descrizione e approfondimenti

Il Mosaico raffigurante la Madonna col Bambino in braccio e prelato in ginocchio, è di forma centinata e risulta inclusa in un incavo a forma di camera, da cui il nome Ciambretta, dal francese “chambrette”, cameretta.  L’opera nasce con intento votivo e dedicatorio, indicato dalla figura in ginocchio del prelato la cui identità è ignota.

Questo mosaico, pur riferendosi alle decorazioni musive caratterizzate dal fondo oro e ad una tipica astrazione che rimanda alle imponenti decorazioni del periodo macedone, è eseguito con uno sti e più libero dalle convenzioni e proteso verso la ricerca naturalistica ed il superamento dell’astrazione attribuita al “Divino trionfo”.

L’opera, tradizionalmente riferita a maestranze Italo greche nel secolo XIII, è stata oggetto di studi che riscontrano differenze e stilistiche con i mosaici monrealesi, escludendo una continuità tra il nostro e questi ultimi, e osservando piuttosto una congiuntura storico ed artistica successiva all’avvento aragonese, che trova riscontro in tempi anche nei più tardi mosaici del Duomo di Messina.

leggi di più

Le fonti riferiscono che l’immagine sacra si trovasse nella tribuna del tempio di Santa Mari; de Monialium dell’antico monastero di San Gregorio a Messina. La storiografia tramanda la notizia che la Madonna in trono con il Bambino fosse collocata in una nicchia scavata nella parete.

Il mosaico, a seguito della demolizione del monastero, fu fortunatamente staccato e trasportato nella chiesa di Sant’Agostino. Nel 1542 alle monache di San Gregorio fu concesso l’antico ospedale di Sant’Angelo alla Caperrina e anche l’oratorio.

Il nuovo monastero e il monumentale tempio, dopo una difficile trattativa condotta dalla reggente Suor Aldonza Spatafora e i religiosi della chiesa di Sant’Agostino, divennero la sede del Sacro Mosaico, collocato per merito di suor Giulia Spatafora nel 1628 in una preziosa cappella, arricchita da elementi architettonici decorati con marmi mischi.

A seguito del terremoto del 1908 e della demolizione del complesso monumentale di Sai Gregorio, il mosaico fortunatamente subì lievi danni e fu ancora una volta trasporta nell’ex filanda Mellingoff, iniziale deposito delle opere recuperate e successivamente sedo del Museo di Messina.

Tuttavia, non compare tra le opere esposte a cura di Enrico Maugeri e non è citato nella guida del 1929. Successivamente, nel 1952, con l’allestimento curato da Maria Accascina il mosaico è esposto nella prima sala del Museo, in una nicchia ricavata da una finestra dove è rimasto fino all’attuale collocazione all’interno del nuovo Museo, edificato a fianco della filanda nell’area occupata un tempo dal Monastero di San Salvatore dei Greci.

leggi di meno