Descrizione e approfondimenti
A Messina sono state ritrovate alcune iscrizioni monumentali realizzate su grandi blocchi sagomati di pietra di calcare conchiglifero. Sono tutte in lingua osca ma sono scritte con lettere dell’alfabeto greco. Dovettero appartenere alla Civitas Mamertina, dopo che i mercenari di origini campane e lingua osca, conquistarono la città nel 288-282 a.C.
Quattro di esse sono pervenute al Museo, mentre di altre resta solo la trascrizione degli studiosi dell’epoca in cui vennero alla luce. Tutte le epigrafi riportano una formula quasi identica che si ricostruisce attraverso l’iscrizione più completa qui esposta.
Essa era visibile in città dal ‘600 perché era stata reimpiegata sulla facciata di un palazzo in via Cardines distrutto dal terremoto. Conserva su cinque righe il seguente testo: STE)NIS KALINIS STATTIĒ(IS)/(MAR)AS POMTIES NIYMSD(IĒIS)/(M)EDDEIX OYPSENC…/(ENEI)MI TŌVTO MAMERTI(NO) /(…A)PPELLOUNĒI SAK(ORO).
Il significato dell’iscrizione è, nell’insieme, il seguente: “Stenius Calinius figlio di Statius, e Marus Pomptus figlio di Numasidius, meddices, insieme al popolo mamertino hanno costruito la struttura sacra ad Apollo.”
Ricorrono alcuni termini caratteristici: la parola “touto” indica il corpo civico; i “meddices” sono i magistrati cittadini che, come i consoli di Roma, condividevano il potere in coppia; e poi i termini “sakoro” ed “Apellon” cioè, come in latino “sacro” e “Apollo” la divinità ellenica entrata nel pantheon italico.
Nell’iscrizione più completa i due magistrati mamertini presentano una formula onomastica composta da tre nomi: il prenome e il gentilizio, secondo l’uso osco, cui è aggiunto il nome del padre, secondo l’uso greco. Le altre tre iscrizioni sono molto più lacunose e restituiscono solo poche parole della iscrizione principale. Nel frammento proveniente da via Santa Cecilia viene citato un magistrato “Figlio di Stenius” e la dedica ad Apollo
Le due iscrizioni ritrovate vicino all’Arcivescovado, riportano le stesse lettere finali della iscrizione più completa di cui dovevano quindi essere copia.
Il fatto che le iscrizioni ripetano la stessa formula dedicatoria di un edificio ad Apollo e che siano state ritrovate in punti diversi del perimetro della città antica consente di ipotizzare che fossero state collocate lungo le mura di fortificazione. Per quanto riguarda la datazione di queste iscrizioni, è stato proposto che risalgano alla fine del III secolo a.C. perché è solo allora che sulla monetazione dei Mamertini comparve l’effigie del dio Apollo.
La cinta urbica era stata potenziata, in età ellenistica, dai Mamertini per difendersi dagli assalti da parte dei Cartaginesi e, in taluni casi, anche da parte dei Siracusani. Per questo, quindi, i magistrati mamertini la posero sotto la protezione di Apollo, con una serie di dediche monumentali visibili da molti punti della città. Un lungo tratto della cinta difensiva è stato messo in luce alle pendici di Monte Piselli, in prossimità della grande necropoli greca degli “Orti della Maddalena”. Si tratta di una possente struttura in blocchi squadrati di calcare, larga 5 mt ed in parte rinforzata da un riempimento, la cui realizzazione è stata datata tra la fine del IV ed il III sec. a.C.