Descrizione e approfondimenti
Proveniente dal mercato antiquario, la tavola fu acquistata dalla Regione Siciliana entrando a far parte della collezione del Museo di Messina. Si tratta probabilmente del dipinto individuato dallo storiografo Marco Boschini nel secolo XVII (1664) a San Giorgio in Alga a Venezia come opera di Antonello, nonostante una falsa attribuzione a Giovanni Bellini, poi nel 1776 ricordato dal Rossetti in collezione Miari a Padova, dove era attribuito al Mantegna, luogo in cui lo vide anche il Cavalcaselle.
Studi in epoche successive la considerano ancora opera di Antonello mentre per primo il Lauts nel 1940 lo avvicina a Pietro De Saliba, attribuzione accolta in tempi più recenti da Fiorella Sricchia che lo confronta ad ambito artistico antonelliano veneto prima e a Pietro de Saliba dopo.
Pietro de Saliba insieme al fratello Antonello, entrambi pittori, erano due dei tre figli di Giovanni de Saliba e di Orlanda, sorella di Antonello da Messina 1b), mentre il terzo fratello di nome Luca era orafo.
L’esistenza di Pietro e la sua discendenza dalla famiglia di Giovanni de Saliba sono rimaste sconosciute fino al 1870 quando Federico Alizeri pubblica documenti, rilevati successivamente anche da Enrico Brunelli nel 1906, nei quali si parla di una importante commissione affidata a Pietro de Saliba a Genova nel 1501, opera di cui non è rimasta alcuna traccia.
Mentre del fratello Antonello de Saliba, che condusse una lunga attività dal 1497 al 1534, il percorso artistico è tracciato, a ’Pietro de Saliba pictor’ o ‘Petrus Messaneus’ titolare nel 1497 di un contratto per l’esecuzione dello scomparso gonfalone di Santa Lucia, non è stato possibile assegnare una posizione adeguata all’interno della famiglia dei De Saliba per la frammentarietà delle notizie a lui riferite.
L’opera del Museo raffigura un modello iconografico desunto dall’opera di analogo soggetto che Antonello eseguì tra il 1476 ed il 1478 oggi al Louvre molto diffusa e riprodotta dai suoi seguaci, dove è evidente l’influenza veneta dovuta al soggiorno di Antonello a Venezia in anni precedenti. L’intenso dramma raffigurato nel volto del Cristo di Antonello nel momento tragico del martirio è riprodotto nel volto del Cristo alla Colonna attribuito a Pietro del museo di Messina, opera in cui la cultura veneta è presente nello spazio aperto che ricorda i modelli belliniani. Il Cristo alla colonna del Museo di Messina attribuito a Pietro de Saliba è simile al dipinto di analogo soggetto firmato dallo stesso Pietro ed oggi a Budapest(fig).