Descrizione e approfondimenti
La Cena in Emmaus è un dipinto ad olio su tela di Alonzo Rodriguez. Nato a Messina nel 1578 circa, dovette conoscere già a Roma le opere del Caravaggio, restando affascinato dal suo linguaggio rivoluzionario che metteva al centro la natura e il reale. I dipinti messinesi del grande artista lo segnano profondamente e tutta la sua produzione ne appare più o meno condizionata.
La provenienza originaria del dipinto è sconosciuta ma potrebbe essere pervenuto da una collezione privata non segnalata dalle fonti museali. Alcuni studiosi pensano che in origine sia appartenuto alla collezione seicentesca messinese del principe don Antonio Ruffo. L’opera si può datare verso il 1610 e fino al 1615 circa.
Sembra che la Cena in Emmaus costituisse una coppia con l’Incredulità di San Tommaso (esposta nel nostro Museo accanto alla Cena) (foto 2), viste le dimensioni quasi uguali e i temi riguardanti, in entrambi i dipinti, le apparizioni di Gesù el discepoli dopo la resurrezione.
I precedenti narrativi della scena raffigurata hanno per protagonisti due discepoli di Gesù che, lungo la strada per Emmaus, un villaggio poco distante da Gerusalemme, parlano tra loro della morte di Gesù e del fatto che non si trova più il suo corpo nel sepolcro. Durante il cammino incontrano Gesù risorto in veste di vandante, e, non riconoscendolo, lo invitano a cena in una locanda presso il villaggio.
Il dipinto raffigura il momento in cui i due discepoli sono a tavola con Gesù, e, alla presenza di altri due personaggi, Gesù benedice il pane, gesto che rivela la sua vera identità, con grande stupore e gioia da parte dei discepoli.
La fonte dalla quale discende il soggetto è il vangelo di Luca, che così racconta:
«Mentre discorrevano e discutevano insieme, Gesù in persona si accostò e camminava con loro. Ma i loro occhi erano incapaci di riconoscerlo…» […] «Quando furono vicini al villaggio dove erano diretti, egli fece come se dovesse andare più lontano. Ma essi insistettero: «Resta con noi perché si fa sera e il giorno già volge al declino». Egli entrò per rimanere con loro.
Quando fu a tavola con loro, prese il pane, disse la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma lui spari dalla loro vista. Ed essi si dissero l’un l’altro: «Non ci ardeva forse il cuore nel petto mentre conversava con noi lungo il cammino, quando ci spiegava le Scritture?». E partirono senz’indugio e fecero ritorno a
Gerusalemme…».
L’opera è chiaramente ispirata alla Cena in Emmaus di Londra (National Gallery), dipinta dal Caravaggio a Roma nel 1601-1602, della quale riprende la struttura compositiva: l’oste sulla sinistra, Gesù al centro, i gesti dei discepoli, come lo stupore del discepolo che sta per balzare in piedi dallo sgabello. E probabile che Rodriguez abbia conosciuto l’originale del Caravaggio e che ne abbia effettuato uno schizzo, o una vera e propria copia, per fissare il ricordo, o su richiesta di un committente ammiratore del Caravaggio.
Meno stringente è invece il confronto, spesso proposto dalla critica, con l’altra Cena in Emmaus dipinta dal Caravaggio, oggi alla Pinacoteca di Brera (Milano).
Si riscontrano tuttavia delle notevoli distanze stilistiche anche dalla Cena di Londra: i colori del Caravaggio sono più chiari, e la stesura, levigata, è quella tipica del Caravaggio romano; mentre nel quadro del Rodriguez, dall’atmosfera buia e cupa, si percepisce già la conoscenza delle opere più tarde e drammatiche del grande pittore, come i due capolavori messinesi (Resurrezione di Lazzaro e Adorazione dei pastori).
Si riscontra anche una certa vicinanza stilistica con i dipinti del Velázquez, tra i quali proprio una Cena in Emmaus (New York, Metropolitan Museum).