Descrizione e approfondimenti
Gelone che accorda pace ai vinti cartaginesi a patto che non più sacrificassero vittime umane è una tela, alta 79 cm e larga 104 cm, realizzata nel 1850 da Michele Panebianco, tra i protagonisti indiscussi della pittura dell’Ottocento a Messina. Il dipinto, firmato e datato in basso a destra (Michele Panebianco p. 1850), è il bozzetto per il sipario del Teatro S. Elisabetta, con il quale il pittore si aggiudicò il concorso, in competizione con Letterio Subba, per la realizzazione del sipario, eseguito nel 1852 e disperso dopo il terremoto del 1908. Il bozzetto entra nelle collezioni del Museo nel 1960 per donazione.
Il dipinto raffigura, come richiesto dal bando di concorso del 6 aprile 1847, il tiranno Gelone, tra i dignitari di corte e i capi dell’esercito, in atto di imporre agli ambasciatori cartaginesi le condizioni di pace dopo la battaglia di Imera del 480 A.C, tra cui l’obbligo di astenersi dal sacrificare giovani vittime.
Accanto a Gelone è raffigurata la moglie Damarete, che si prodigò per la pace e diede il nome alla moneta Damareteion. Sullo sfondo un’architettura classica con propilei dorici.
Il tema iconografico, ripreso probabilmente da Plutarco (Moralia, 175 A 1), voleva ricordare un episodio legato alla grande civiltà della Sicilia antica, che ben si addiceva al clima di romanticismo storico imperante e alla celebrazione delle patrie virtù.
La scena, costruita in una complessa composizione accademica che rivela la formazione neoclassica di stretta osservanza del pittore, è descritta minuziosamente con grande attenzione ai particolari ed animata da un raffinato cromatismo con colori luminosi e brillanti.
Si noti che la testa di Gelone è ripresa da una moneta del medagliere di Giuseppe Grosso Cacopardo.
La costruzione del Teatro S. Elisabetta, divenuto dopo l’Unità d’italia Teatro Vittorio Emanuele Il, nasce su progetto dell’architetto napoletano Pietro Valente. Intitolato a Santa Elisabetta in omaggio a Maria Isabella di Spagna, madre di Ferdinando Il di Borbone, fu inaugurato il 12 gennaio 1852, giorno del compleanno del sovrano.
La sera dell’inaugurazione il sipario di Panebianco ottenne un grandissimo successo di pubblico, che richiamò più volte il pittore sul palco e di critica. Dell’opera fu realizzata una litografia, incisa da Giuseppe di Giovanni su disegno di Dario Querci, diffusa in numerose copie, tra le quali quella conservata al Museo, oggi perduta.