Collezione: Scuola di Antonello
Il 14 febbraio del 1479 Antonello firma il suo testamento e nomina erede universale il figlio Jacobello che ultimò le opere lasciate incompiute a causa della repentina scomparsa del padre.
Nella bottega di Jacobello lavorava il cugino quattordicenne Antonello de Saliba figlio della sorella di Antonello sposata con Giovanni De Saliba, un intagliatore di legno. L’unica opera riferita con certezza a Jacobello è La Madonna con il Bambino firmata e datata 1480 conservata nella pinacoteca dell’Accademia Carrara di Bergamo, il pittore nel 1488 da atti notarili , il testamento della nonna Garita steso il 3 marzo, risulta già deceduto, da qui una ipotesi che immagina Jacobello che cambia il suo nome in Jacometto Veneziano ,per liberarsi dall’ingombrante fama del padre.
Oltre al figlio Jacobello ed al nipote Antonello de Saliba i seguaci di Antonello furono suoi discendenti e componenti della famiglia titolari della ‘Bottega’: il nipote Pietro, figlio della sorella di Antonello e fratello di Antonello de Saliba e il nipote Giovanni Salvo D’Antonio figlio del fratello Giordano.
L’assenza di notizie a Messina sui componenti della Bottega negli anni che vanno dal 1481 ed il 1490 ha fatto supporre un loro allontanamento volontario causato dalla peste ed un trasferimento a Venezia per recuperare i rapporti intessuti da Antonello e interrotti a causa della sua morte per poi rientrare a Messina con un’attività documentata in modo discontinuo.
E’ un dato certo che l’attività dei componenti della bottega messinese dopo la morte di Antonello presenta molti dubbi e incertezze ed è supportata da poche testimonianze. L’attività del fratello Giordano (indisciplinato apprendista, F.Sricchia Santoro 2017,p.256), figlio prediletto ed erede del patrimonio di famiglia, come testimonia il testamento dei genitori Giovanni e Garita e la donazione del 1474 nella quale ad Antonello non si fa alcun riferimento, è anch’essa piena di ombre. Fu allievo di Antonello ma lavorava anche con proprie commesse e sulle opere a lui riconducibili c’è qualche ipotesi attributiva controversa. All’indomani dalla morte di Antonello si attesta una posizione molto importante il figlio di Giordano, Salvo o Giovan Salvo D’Antonio, che potrebbe essere nato già nel 1461, autore della bellissima tavola raffigurante il Transito e Assunzione della Vergine del 1510 ‘compendio di tanta cultura italiana di quegli anni’ (Roberto Longhi), di cui rimane al Museo solo il frammento della parte inferiore con la firma, documentata da un’ immagine fotografica realizzata prima del 1908. Salvo era probabilmente coetaneo degli altri due nipoti di Antonello, figli della sorella Orlanda sposa di Giovanni De Saliba, Pietro e Antonio. A Salvo è stata riferita dagli studiosi, con qualche eccezione presentata da ricerche recenti, l’attribuzione della celebrata Madonna del Rosario del 1489 del Museo, proveniente dopo il terremoto del 1908 dall’Oratorio dei Bianchi e della Pace. Non ci sono documenti che lo riguardano fino al 1493 , mentre da questo anno in avanti fino alla morte avvenuta tra il 1523 e il 1526 un corposo apparato documentario ne conferma la presenza a Messina, Catania, Calabria e Malta che comprovano un’attività costante della bottega. Più marginale fu la sorte artistica dei cugini Pietro, autore del Cristo alla colonna del museo, e Antonello autore della Madonna del Gelsomino del Museo, presenti entrambi a Messina nel 1497 di ritorno da Venezia, Pietro fu ritenuto il maggiore ed anche il più modesto tra i due , il primogenito era l’orafo Luca. Intorno alla famiglia degli Antoni , legati sempre da rapporti di parentela tali da essere considerati una succursale della maggiore bottega, ci fu la famiglia dei Giuffrè, Antonio e Francesco al quale è attribuito il dipinto con la Madonna col Bambino tra San Pietro e San Giovanni Evangelista del Museo.