Collezione: Ottocento
Il XIX secolo rappresenta un periodo di rinascita, nel quale la città ritrova il proprio slancio politico, economico e culturale dopo il terremoto del 1783. L’ economia si riprende grazie allo sviluppo del commercio marittimo vivacizzato dai mercanti stranieri che affollano il porto e ritorna produttiva la lavorazione della seta in numerose filande.
Anche il volto urbanistico si modifica, con la riedificazione della Palazzata, gravemente danneggiata e la costruzione di nuovi edifici quali il Gran Camposanto e il Teatro S. Elisabetta. Il processo di rinnovamento, guidato dall’ emergente classe borghese, si accompagna alla diffusione degli ideali risorgimentali che porteranno all’ unificazione nazionale. Culturalmente si infiamma il dibattito tra Romanticismo e Classicismo e tra le istituzioni si distinguono l’Accademia Peloritana dei Pericolanti, in seno alla quale trae origine la fondazione del Museo Civico, nel 1806, e l’Accademia Carolina.
Tra i protagonisti della scena artistica figura Letterio Subba, pittore, scultore, architetto, scenografo, restauratore e direttore della Cattedra di Belle Arti all’Università. La sua ricca ed eterogenea produzione, in gran parte dispersa, spazia da piccoli quadri di interni quale L’interno dello studio di Canova, dipinto sul luogo mentre scolpiva Teseo, tra le opere più riuscite, a temi storici e mitologici tra cui la Dea Calipso accoglie Telemaco, datato 1830 e il grande bozzetto per sipario con l’Istituzione della Compagnia dei Verdi ad ora che la pugna è sul fitto alla Piazza Darsena. Nel filone delle opere con soggetti filo-ellenici, allora molto in voga anche in letteratura, si inserisce la tela con Episodio della guerra d’indipendenza greca, con riferimenti a quei sentimenti patriottici, che costeranno a Subba l’ esilio a Malta. Dell’ artista anche la “Grotta di Messina”, una piccola veduta con la descrizione della tradizionale pesca del pescespada nello Stretto, con la raffigurazione della seicentesca chiesa di Santa Maria della Grotta, dell’architetto Simone Gullì. Tra i soggetti religiosi sono esposti: La Vergine che salva Messina dal colera del 1837, bozzetto dell’ affresco perduto del Duomo di Messina e La Maddalena ai piedi di Gesù del 1840 (sala carrozza).
Allievo di Subba nella scuola di pittura del Regio Collegio Carolino, Michele Panebianco gli contese il primato nella produzione pittorica locale. Rientrato da Roma nel 1832, realizza molte opere di stretta osservanza accademica, oltre a numerosi ritratti, e nel 1850 ottiene la commissione del sipario (perduto), del Teatro S. Elisabetta, di cui si espone il raffinato bozzetto raffigurante: Gelone che accorda la pace ai vinti cartaginesi a patto che non più sacrificassero vittime umane.
Del pittore messinese Dario Querci, allievo di Panebianco e a lungo attivo a Roma, è presente l’elegante Ritratto di signora in nero, firmato e datato 1882.
Il Ritratto della Famiglia Vitale di Giacomo Conti, esempio di colto realismo europeo, testimonia la presenza di una committenza borghese, accanto a quella ecclesiastica, predominante a Messina alla metà dell’ Ottocento.
Una preziosa testimonianza dell’originario assetto urbanistico della città pre-terremoto è costituita dalla tela raffigurante Piazza Duomo di Messina, realizzata dal pittore palermitano Luigi Di Giovanni nel 1891. Dello stesso anno è il bozzetto in gesso di Salvatore Buemi con il Supplizio di Tommaso Campanella, ispirato a modelli di verismo napoletano.
Nella sezione è presente una raccolta di incisioni di straordinaria abilità tecnica di Tommaso Alojsio Juvara e dei suoi più celebri allievi. Raffinato interprete della tradizione classica, Alojsio traduce e diffonde il vastissimo repertorio dell’iconografia rinascimentale con una rilevante vena di realismo nei ritratti di personaggi storici.
Al celebre incisore è dedicato un busto-ritratto realizzato dallo scultore Gregorio Zappalà.