Collezione: Caravaggio
Nell’ottobre del 1608 Michelangelo Merisi da Caravaggio evade dal carcere maltese ed approda in Sicilia. Sul suo capo pesava una condanna a morte per omicidio nello Stato della Chiesa, e, benché fosse stato ben accolto a Malta nel 1607, dopo un anno è nuovamente coinvolto in una rissa sanguinosa con un cavaliere e quindi incarcerato.
Approdato dunque da fuggiasco in Sicilia, si reca a Siracusa, dove forse ritrova l’amico degli anni romani, Mario Minniti, che era rientrato in città qualche anno prima e che potrebbe avergli procurato la commissione del Seppellimento di Santa Lucia (oggi nella chiesa di Santa Lucia al sepolcro di Siracusa).
Nel dicembre del 1608 Caravaggio probabilmente è già a Messina, perché risale al 6 dicembre del 1608 l’impegno di Giovan Battista de’ Lazzari, mercante di origini genovesi, per la costruzione della cappella maggiore della chiesa dei Padri Crociferi e la dotazione di un quadro che avrebbe dovuto raffigurare una «Madonna col Bambino e Santi». Secondo Francesco Susinno, storiografo messinese del Settecento, al soggetto stabilito si preferì in seguito una Resurrezione di Lazzaro in omaggio al nome del committente de’ Lazzari.
La Resurrezione di Lazzaro viene consegnata nel giugno del 1609. Qualche tempo prima o poco dopo questa data realizza anche l’Adorazione dei pastori per la distrutta chiesa Santa Maria la Concezione dei Padri Cappuccini.
Nella Resurrezione di Lazzaro, come già nel Seppellimento di Santa Lucia di Siracusa, lo spazio, immerso nell’oscurità, ha una funzione drammatica determinante: la figurazione tangibile della morte terrena interrotta dalla nuova vita, presente sotto forma di un fascio luminoso. La struttura compositiva generale e le pose dei personaggi, nella loro estrema semplificazione, assumono quindi valenza di immagini oniriche, tanto che ad essere rappresentato non è l’evento in sé, quanto l’esperienza mistica di Lazzaro che sta per lasciare la sua condizione di cadavere, la folgorazione dolorosa del suo primo contatto con la vita/luce.
Nell’Adorazione dei pastori Caravaggio riprende il concetto della Madonna dell’umiltà, ossia della Madonna in terra che accoglie i pastori dopo la nascita del Bambino. Come in tutte le opere meridionali, il chiaroscuro è molto contrastato e la scena si svolge nella semioscurità attraversata da un raggio luminoso che svela e plasma volumi ed espressioni.
Il tema della Natività, tradizionalmente gioioso, diventa nella interpretazione caravaggesca un manifesto della fragilità umana, tracciato con una profonda empatia nei confronti della vita e del mondo popolari e insieme con rispetto per la verità della natura: in linea, come è stato notato, con i princìpi ispiratori della “regola” dei Cappuccini.
Nelle opere siciliane il tratto pittorico del Caravaggio si fa sintetico, essenziale; il contrasto luce-ombra, nucleo del suo linguaggio artistico, si condensa in acuti luminosi mai visti prima, con grumi e pennellate bianche di biacca pura. Nello stesso tempo la sua visione della realtà diventa sempre più rivoluzionaria, fuori da ogni accademia o schema del passato. La passione per il “vero” gli permette di toccare ed esprimere sia sentimenti estremi e plateali, sia contenuti di carattere intimistico: dal dolore assoluto della morte, rivelato e insieme riscattato dalla luce, nella Resurrezione di Lazzaro, alla poesia del quotidiano e dell’umiltà nell’abbraccio tra Madonna e Bambino, nella preghiera dei pastori e nella “natura morta dei poveri” posta in primo piano nell’ Adorazione dei pastori.
A Messina Caravaggio dovette eseguire per Niccolò di Giacomo anche quattro “Storie della Passione”, delle quali sappiamo che ne consegnò almeno una, l’Andata al Calvario, oggi perduta o dispersa. Tra le opere messinesi le fonti ricordano anche un San Gerolamo scrivente nella chiesa dei Cappuccini e altri due San Gerolamo nella collezione Adonnino.
Nell’autunno 1609 Caravaggio è già a Napoli, dove subisce un’aggressione sulla porta dell’osteria del Cerriglio.