Descrizione e approfondimenti
Le statue di Nettuno e Scilla facevano parte della Fontana del Nettuno, realizzata da Giovan Angelo Montorsoli nel 1557 e attualmente in Piazza Unità d’Italia, dove gli originali sono stati sostituiti da copie ottocentesche, realizzate da Gregorio Zappalà e Letterio Subba. Infatti le due statue erano state danneggiate dai bombardamenti borbonici del 1848 e per questo riparate presso la chiesa di Santa Maria Alemanna, prima di essere trasportate al Museo dopo il 1908.
Sono in marmo scolpito e misurano in altezza 357 cm il Nettuno e 178 cm la Scilla.
Originariamente, e fino al terremoto del 1908, la fontana era collocata nel porto, sulla via della marina, ed era ruotata verso la città, suggerendo il concetto di un dio amico e difensore dei messinesi:
Nettuno, dio del mare, con il gesto imperioso del braccio destro governa i flutti e controlla i pericolosi gorghi dello stretto, rappresentati da due mostri marini, Scilla e Cariddi, che si contorcono tra le catene loro imposte dal dio.
Nel 1934 la fontana è stata spostata in piazza Unità d’Italia e ruotata verso il mare.
Con la fontana del Nettuno, Montorsoli inaugura a Messina una nuova tipologia di fontana: impostata non più su vasche sovapposte, come la fontana di Orione, ma su una statua colossale centrale e, in questo caso, altre due, sempre monumentali, ai lati. Cariche di espressività, le statue sono anche portatrici di chiari messaggi didascalici, volti a propiziare per Messina la fortuna politica, economica e del dominio sui mari.
Il mostro Scilla, metà donna e metà pesce, con al posto delle gambe due lunghi e possenti tentacoli ritorti e squamati, presenta all’altezza dei fianchi delle teste mostruose dalle bocche urlanti. Anche il volto di Scilla è alterato dal dolore per le catene che ne bloccano il braccio, e guarda Nettuno con terrore.
Nettuno invece, con la sua posa ponderata di ascendenza classica, dalla muscolatura salda e vigorosa, rappresenta la pacificazione, il governo sul mare: in testa porta una corona di alloro in segno di vittoria e protende il braccio destro a protezione della città, mentre con la sinistra reggeva, come uno scettro, il tridente (oggi nei depositi del Museo), probabilmente anche in allusione al potere imperiale degli Asburgo, cui Messina faceva affidamento per la difesa dagli attacchi via mare provenienti dai paesi musulmani.
La monumentalità, il gusto del mostruoso, il movimento esaltato in tutte le sue forme, la figura contorta di Scilla, presentano i caratteri peculiari dello stile manieristico, del quale Montorsoli fu uno dei massimi rappresentanti nel panorama scultoreo italiano.