Il racconto tradizionale sulla Lettera della Madonna ai messinesi parte dai tempi della predicazione di San Paolo a Messina nel 42 d.C., che aveva portato alla conversione della città al cristianesimo e alla consacrazione del primo vescovo messinese, Bacchilo.
È infatti in questo contesto che i messinesi decidono di inviare a Gerusalemme una delegazione, guidata da San Paolo, per chiedere alla Madonna una promessa di protezione speciale.
Arrivati a destinazione, gli ambasciatori sarebbero stati ben accolti dalla Madonna che avrebbe scritto una Lettera nella quale esprimeva alla città e ai suoi abitanti la benedizione e protezione eterna.
Tra Sei e Settecento il culto della Madonna della Lettera si diffonde anche in Oriente.
Il Museo possiede una rara versione in cinese del testo, scritta a pennello su tessuto di lino, eseguita verso il 1655-1662.
I due soggetti artistici più diffusi di questa tradizione sono l’icona della Madonna col Bambino per lo più derivante dall’antica icona del Duomo intitolata “Veloce ascoltatrice”, perduta ma sostituita da una versione di Adolfo Romano (1947) e l’Ambasceria alla Vergine.
Un esemplare ritenuto antichissimo dalle fonti, ma probabilmente del Cinquecento, oggi perduto, era l’icona un tempo nella chiesa di San Nicolò dei greci che raffigurava la Madonna col Bambino che mostra la Lettera in greco.
Di questa icona, che conosciamo solo dall’iscrizione pubblicata da Placido Sampieri nel 1644, si conserva al Museo una copia tarda su tavola.
Del tema dell’Ambasceria, dal Seicento all’Ottocento, sono state realizzate diverse versioni: tra queste, quelle seicentesche su tela di Antonio Catalano il Giovane, di Mattia Preti, di Onofrio Gabrieli, e il disegno di Tommaso Aloysio Juavara del 1832.